Riflessioni sul ‘miele’ senza api, che promette di salvare il mondo.
di Alessandra Giovannini
Un articolo del Gambero Rosso sul ‘miele’ senza api, firmato Mara Nocilla, una nostra vicinissima amica di api e di miele, è stato spunto di chiacchiera e di riflessioni, che mi sento di condividere con voi.
Perché se AMi si occupa di diffusione della cultura apistica, è proprio questo il cuore dell’opposizione fra miele e ‘miele’ senza api: la cultura.
Nel laboratori di biotecnologia nasce un prodotto che promette di rivoluzionare le nostre abitudini alimentari: un ‘miele’ creato senza l’aiuto delle api. Si chiama Mellody ed è il frutto di anni di ricerca, con l’obiettivo dichiarato di proporre un’alternativa più sostenibile al miele vero. Ma può davvero questo alimento costruito in laboratorio competere con il prodotto delle api? Il confronto deve andare oltre la chimica: riguarda la cultura, la storia, l’ecologia e la nostra stessa idea di cibo.
La questione nutrizionale
A prima vista Mellody e il miele sembrano molto simili: hanno colore, consistenza e sembrerebbe sapore simili, e una composizione zuccherina a detta del produttore sovrapponibile. Ma è sufficiente guardare l’etichetta nutrizionale di entrambi per capire che le differenze esistono.
Il miele è una miscela complessa di zuccheri (principalmente fruttosio e glucosio), ma contiene anche enzimi come l’invertasi e la glucosio ossidasi, responsabili delle sue proprietà antibatteriche. Inoltre, offre piccole ma preziose quantità di vitamine del gruppo B (B1, B2, B3, B5, B6) e vitamina C, minerali essenziali (potassio, calcio, magnesio, ferro, fosforo), polifenoli e flavonoidi. Questi elementi, benché presenti in tracce, conferiscono al miele un valore funzionale che va ben oltre il semplice apporto energetico.
Mellody riproduce la struttura chimica degli zuccheri del miele usando la fermentazione e la biotecnologia. Tuttavia, non contiene gli enzimi e i composti bioattivi naturali che derivano direttamente dal lavoro delle api. Non può vantare, almeno per ora, le stesse proprietà nutrizionali, e anche se sono in corso studi per arricchirlo artificialmente, rimane un alimento più “funzionale” che “vitale”.
La beffa arriva analizzando l’affermazione che Mellody abbia caratteristiche nutrizionali uguali se non superiori al miele: è vero, Mellody è più calorico. Dichiarate 70 kcal per 21g contro le circa 60 del miele. È l’apporto calorico il parametro di giudizio della superiorità nutrizionale di un alimento? Certo che no.
La questione ecologica
Un’altra leva commerciale è il messaggio ecologista di Mellody: ridurre la dipendenza dall’apicoltura può proteggere le api. Ma è davvero così semplice? Le api allevate, in realtà, non sono in pericolo quanto le api selvatiche. Anzi, l’apicoltura ben gestita può contribuire alla tutela degli ecosistemi, al mantenimento della biodiversità e alla sopravvivenza delle piante. Gli apicoltori non sono sfruttatori, ma spesso i primi difensori dell’ambiente, sono loro che risentono per primi dei disequilibri ambientali, sia naturali che dovuti alle azioni stesse dell’essere umano.
Il vero problema sta nei pesticidi, neonicotinoidi e non solo, nella perdita di habitat naturali, nella frammentazione del territorio e nelle monocolture che privano le api di varietà alimentare, non dalla raccolta del miele in sé. Sostituire il miele con un prodotto biotecnologico non risolve queste crisi, anzi rischia allontanare l’attenzione dalle reali emergenze ambientali.
Ci sono poi esempi virtuosi di apicoltura urbana, biologica e sociale che non solo rispettano le api ma educano le comunità al valore della biodiversità e alimentano anche i rapporti umani. Una bottiglia di Mellody non potrà mai dare tutto questo.
La questione storica e culturale
Il miele è uno dei cibi più antichi della storia umana. Già noto agli Egizi, considerato cibo degli dei per i Greci e offerta sacra per i Romani, è un ingrediente carico di significato simbolico e spirituale. Le api sono da sempre al centro di miti, proverbi, rituali e pratiche agricole. Ogni miele racconta una storia territoriale, un’epoca dell’anno, una fioritura precisa.
Mellody, per quanto interessante , non può vantare la stessa profondità storica. Non può essere legato a un paesaggio, a un alveare, a una tradizione. Non ha terroir. Non ha memoria. È un prodotto artificiale dell’intelligenza umana, non della relazione millenaria tra uomini e api.
Mellody nasce in laboratorio, identico a se stesso ovunque venga prodotto, seppur venga proposto in tre varianti di sapore, anche piccante. Anche se fosse prodotto in centinaia di varianti non racconterebbe storie, non celebrerebbe territori. È un prodotto dell’intelligenza tecnologica, ma non ha anima. E nella gastronomia – come nella cultura – l’anima conta.
La questione etica
La scelta di evitare il miele per non “sfruttare” le api è eticamente legittima, specie per chi segue una filosofia e quindi una dieta vegana. Ma è corretto paragonare un rapporto simbiotico come quello tra apicoltori e api a una forma di sfruttamento animale?
Le api non sono allevate per essere macellate. Ricevono cura, protezione, assistenza sanitaria. In molti casi, vivono grazie all’intervento dell’essere umano in ambienti che altrimenti sarebbero ostili. Escluderle dall’agricoltura non significa liberarle, ma si rischia di abbandonarle.
L’idea di sostituire ogni alimento di origine animale con una copia sintetica riflette una visione miope del cibo. È davvero questo il futuro che vogliamo? Oppure desideriamo un’alimentazione che valorizzi la relazione, la coesistenza, il rispetto reciproco tra umano e natura?
In ogni caso gli scaffali sono già pieni di di alternative vegetali valide e gustose. Il saccarosio per primo, sia da canna che barbabietola, seguito da tutti gli zuccheri e gli sciroppi: di agave, di cocco, d’acero, malto di riso e d’orzo, stevia. Ho come la sensazione che un vegano, proprio perché particolarmente abituato a mangiare soppesando anche la storia produttiva degli alimenti, sceglierebbe comunque qualcos’altro e non Mellody.
Discutibile anche l’eticità del prezzo, per un prodotto che si autoproclama salvatore delle api: 37 dollari per 340g
Mellody non è miele
Mellody rappresenta una promessa tecnologica e un esperimento interessante. Ma non è un “nuovo miele”: è un altro prodotto, con altre regole e significati.
Il miele, invece, è più di un alimento: è una cultura, un legame con la natura, un sapere tramandato, una poesia creata da creature straordinarie. Non si tratta di scegliere chi vince, ma di capire cosa rischiamo di perdere. E forse, nel difendere il miele vero e con esso le api, difendiamo anche una parte di noi stessi.
Tra un cucchiaino di Mellody e uno di miele, solo uno vibra della vita da cui è nato.